Articolo a cura del Dott. Davide Desantis, Il Mio Amico Commercialista
Riduzione dell’uso del contante: che cosa cambia da gennaio 2022
A partire dal prossimo anno, nuova stretta al contante: dal primo gennaio, infatti, entra in vigore la riduzione dell’uso del contante sotto il limite di mille euro. Il governo attuale è guidato da Mario Draghi, ma le origini di questo provvedimento risalgono alla manovra finanziaria del secondo esecutivo di Giuseppe Conte.
Che cosa cambia dal 2022
Quali sono le novità a cui dobbiamo prepararci nel giro di poche settimane?
Fino al 31 dicembre 2021 la soglia dei pagamenti in contanti sarà pari a 2.000 euro, dal 1° gennaio 2022non sarà invece più possibile eseguire transazioni per importi superiori ai mille euro.
È la conseguenza del decreto fiscale abbinato alla manovra del governo Conte bis del 2020, per il quale per altro già da luglio il limite era sceso da 3.000 euro a – appunto – 2.000 euro.
Una storia tormentata
Di certo quella dell’uso del contante nel nostro Paese è una storia a dir poco tormentata, se è vero che nel giro di 20 anni sono state ben 9 le modifiche apportate alla normativa in materia, di cui 5 nel corso degli ultimi 10 anni. La prossima novità, in realtà, rappresenterà un passo indietro, visto che si tornerà alle norme introdotte da Mario Monti con il decreto Salva Italia.
Ovviamente, rispetto a dieci anni fa, il contesto di riferimento è cambiato profondamente: da allora l’utilizzo dei pagamenti digitali è generalmente e costantemente cresciuto, con una particolare impennata determinata proprio dalla pandemia. Ciò non toglie, tuttavia, che i contanti continuino a rappresentare una modalità di pagamento molto apprezzata dagli Italiani. Su 27 Paesi della UE, l’Italia si colloca in 25esima posizione in relazione al numero di transazioni pro capite effettuate con la carta.
I vincoli all'uso del cash
I vincoli al contante, però, da soli non possono essere sufficienti per combattere in maniera efficace l’evasione fiscale, e ciò è stato confermato da numerose ricerche compiute negli anni passati. Proprio per questo motivo sono allo studio ulteriori azioni.
Per esempio, gli esercenti verranno coinvolti in maniera attiva, in modo che i pagamenti alternativi al contante possano essere promossi e stimolati. Il Governo, ad esempio, ha aumentato il credito di imposta per le commissioni sostenute per il ricorso ai POS fra il mese di luglio di quest’anno e il mese di giugno del 2022: la soglia precedente era del 30% e ora è stata elevata al 100%.
In più sono stati definiti due tax credit per il noleggio, l’acquisto e l’uso dei dispositivi, di cui uno relativo ai device standard e l’altro, in partenza dal prossimo anno, riguardante i POS smart.
Il credito di imposta, dal 30 al 100%
A questo punto vale la pena fare un piccolo passo indietro per chiarire la situazione.
Il bonus POS introdotto dal governo italiano con il D.L. n. 124 del 2019 art. 22, prevedeva, a partire dal 1° luglio dello scorso anno, l’applicazione di un credito di imposta pari al 30% per le commissioni che gli esercenti dovevano pagare in riferimento ai pagamenti effettuati dai clienti finali con la carta prepagata, con la carta di debito o con la carta di credito (più in generale, con qualsiasi tipo di strumento di pagamento elettronico che potesse essere tracciato).
In modifica di questo articolo, il D.L. n. 99 del 30 giugno di quest’anno ha previsto una variazione del credito di imposta applicabile alle commissioni sull’utilizzo del POS. Esso può raggiungere la soglia del 100%, a condizione che vengano rispettati specifici criteri e con delle limitazioni particolari.
I beneficiari del credito di imposta
Con le novità che sono state introdotte sui temi fiscali, cambiano i parametri a cui si deve far riferimento per calcolare la percentuale di credito di imposta che si può applicare. Entrando più nel dettaglio, è garantito il credito di imposta, con un limite di spesa massimo di 160 euro, per tutti coloro che hanno comprato o compreranno, fra il 1° luglio del 2021 e il 30 giugno del 2022, strumenti che permettano una forma di pagamento elettronico (oltre all’acquisto, valgono anche il noleggio e il solo utilizzo).
Si applicano, però, dei parametri precisi: spetta il 10% a chi ha avuto compensi e ricavi riguardanti il precedente periodo di imposta pari a un importo compreso fra 1 milione e 5 milioni di euro; spetta il 40% a chi ha avuto compensi e ricavi riguardanti il precedente periodo di imposta pari a un importo compreso fra 200.000 e 1 milione di euro; spetta il 70% a chi ha avuto compensi e ricavi riguardanti il precedente periodo di imposta pari a meno di 200.000 euro.
E il credito di imposta al 100%?
A vantaggio di questi soggetti, poi, si applica un credito di imposta che può arrivare a un massimo di 320 euro pro capite nel caso in cui si utilizzi, si noleggi o si compri nel corso del prossimo anno strumenti di pagamento elettronico evoluto tali da rendere possibile la memorizzazione elettronica dei dati relativi ai corrispettivi giornalieri e la loro trasmissione telematica, sempre secondo dei criteri numerici.
Infatti, il 100% del credito di imposta spetta solo a chi nel periodo di imposta precedente ha avuto ricavi per non più di 200.000 euro; se i ricavi sono stati di importo compreso fra 200.000 e 1 milione di euro, invece, il credito di imposta è del 70%; infine, è del 40% nel caso in cui i ricavi siano stati superiori a 1 milione di euro ma comunque inferiori al limite di 5 milioni.