I dettagli dell’investimento Serie D sono pubblici: è ora di rilassarsi?
Non proprio! Un annuncio come questo si porta dietro un'eco non indifferente. C’è molto fermento e sono in tanti a cercare di mettersi in contatto con noi, per congratularsi o proporci delle opportunità. Mai, come adesso, è fondamentale tenere alto il nostro livello di attenzione, in modo da poter cogliere e valutare le possibilità che, inevitabilmente, si presenteranno dopo un annuncio come questo. Dovremo essere bravi a concentrarci su ciò che è davvero importante, riconoscendo ciò che invece è per noi oggi meno utile, o addirittura una distrazione rispetto ai nostri obiettivi.
C’è stato un momento in cui avete capito di avercela fatta?
Sono tanti i momenti in cui pensi di avercela fatta ma, in realtà, si tratta di un processo che si svolge a tappe. Non è fatta fin quando non è davvero fatta.
Uno di questi momenti, il primo, è quando si riceve via mail la lettera d’intenti da parte degli investitori, in cui si certifica la loro intenzione a investire e si dettagliano le condizioni. Firmare la lettera d’intenti è un grande passo ma, in realtà, non è un documento legalmente vincolante. Sono poche pagine e anche se capita di rado, soprattutto in ambito Tech, può ancora succedere che le cose vadano male.
Il secondo grande momento è la firma degli accordi fra investitori e azionisti. Si tratta di documenti di molte pagine, legalmente vincolanti, i cui termini sono discussi e analizzati nel dettaglio dagli avvocati. È un passaggio particolarmente delicato, dove è necessario prestare la massima attenzione.
Poi c’è la fase finale, dove si mettono insieme tutte le carte da firmare e si coinvolge il regolatore. Ma è solo quando i fondi vengono trasferiti sul conto che si può davvero dire di avercela fatta. Probabilmente è la fase più banale, un semplice bonifico di denaro, ma è il segno concreto e tangibile che la trattativa è andata a buon fine. È questo il momento in cui si può veramente cominciare a festeggiare.
È come scalare una montagna. Il tempo che si impiega per compiere le ultime centinaia di metri sembra non passare mai, continuando a ripetersi “ci siamo quasi”. Fino a quando non si intravede la vetta e non si capisce di avercela fatta.
Una volta raggiunta la cima, ci si può godere la vista?
Certo, per un po’ puoi concederti il bel panorama. Ma poi arriva la discesa! Il grande risultato ottenuto porta con sé un’enorme mole di responsabilità. Gli investitori guardano al futuro, non al passato. Il passato ci serve solo per dimostrare cosa potremmo essere in grado di fare domani: tutto quello che conta, è il futuro. Adesso non ci resta che far crescere questo meraviglioso team e rafforzare la nostra posizione di leader in Europa. E non vediamo l’ora di farlo.
Quali fattori vi sono stati utili per chiudere il round di Serie D?
Siamo diventati sempre più capaci e sicuri di noi stessi, round dopo round. Credo che ciò derivi da diversi fattori.
Prima di tutto, non siamo più tenuti a dimostrare che la nostra idea è valida e che la nostra missione è realizzabile. Lo splendido lavoro che il team ha svolto negli ultimi cinque anni, e i risultati raggiunti, parlano da soli. Agli occhi degli investitori siamo solidi e affidabili: una credibilità che abbiamo costruito tutti insieme, come una squadra.
Il secondo fattore è rappresentato dal team stesso. All’inizio eravamo solo io e Steve, i due fondatori di Qonto, e lavoravamo da soli. Mese dopo mese, abbiamo costruito una vera e propria officina di talenti, che si è trasformata in una fucina di idee. Abbiamo avuto la fortuna di circondarci di professionisti capaci e ambiziosi, con differenti background lavorativi e culturali, ognuno con un prezioso e diverso punto di vista sulle cose. Se c’è qualcosa che non funziona, ogni singolo Qontoer ha la facoltà (e, in un certo senso, il dovere) di sfidare quell’idea e di suggerire un’alternativa. Così, se intraprendiamo una strada che non si rivela essere quella giusta, siamo in grado di accorgercene rapidamente, e di aggiustare di conseguenza la rotta. L’obiettivo, comune, è cercare sempre nuove opportunità. Ed è questo che ci rende davvero speciali.
La preparazione è un altro elemento che ci contraddistingue. E se la preparazione è cruciale sempre, quando si tratta di chiudere un round di investimento di questa portata diventa a dir poco fondamentale. Con il tempo, quindi, abbiamo imparato ad essere meticolosi.
All’inizio del nostro viaggio, si trattava prima di tutto di idee: erano poche le informazioni concrete da condividere con gli investitori, che erano attratti prima di tutto dal nostro progetto e dalle nostre parole. Tutto si svolgeva a uno stadio quasi astratto.
Nei round successivi, invece, hanno iniziato ad avere maggiore importanza - accanto alle idee - i numeri e i dati concreti. Ci siamo adattati di conseguenza, puntando prima di tutto sull’efficienza. Quando stai raccogliendo fondi, sei in competizione con altre aziende per l'attenzione degli investitori, per la loro fiducia e per le loro risorse. Più si è preparati, più è probabile riuscire a farsi notare. Ci siamo fatti trovare pronti, e pronti si sono dimostrati anche gli investitori.
Un altro fattore, un fattore esterno che ci ha aiutato a sviluppare la nostra capacità di trovare gli investitori giusti, è la forza del Fintech in generale. È un settore estremamente dinamico, più di quanto non fosse anche solo pochi anni fa. Quindi sentiamo di essere nel posto giusto al momento giusto.
Cosa significa, per voi, aver raccolto un investimento record in Francia?
Ovviamente ne siamo molto orgogliosi e non mi riferisco solo al management team, che ha gestito in prima persona il round, ma alla famiglia Qonto nel suo complesso. Siamo ben consapevoli delle energie che ogni giorno i Qontoers sono chiamati a spendere, all’interno di un team che cresce costantemente e velocemente, dovendosi adattare in maniera costante all’evoluzione dei processi operativi di un’azienda in forte crescita. Questo sentimento di orgoglio può e senz’altro deve essere condiviso da tutti.
A livello personale, sì, ovviamente anche io sono orgoglioso. Ma la cosa più importante, ora, è rimanere concentrati. Ciò che ci rende davvero orgogliosi è che pur essendo un’azienda così giovane - a cinque anni siamo ancora un'azienda giovane - siamo riusciti ad ottenere questa importante conferma da parte del mercato per tutto ciò che abbiamo costruito finora, e anche per la nostra visione del futuro.
E, naturalmente, siamo decisamente soddisfatti di avere adesso a disposizione i mezzi per andare ancora più forte e per migliorare ogni giorno il servizio che offriamo ai nostri clienti. È carburante per i nostri motori!
Vi siete sentiti sotto pressione, durante le trattative?
La pressione c’è sempre, a cambiarne è la natura. Portare a bordo nuovi investitori implica una pressione extra, ma direi che è una pressione positiva. È una spinta ad eccellere per raggiungere il massimo, non una pressione che scaturisce dalla paura del fallimento. Un tempo correvo la maratona e, per dirla in termini sportivi, sai che finirai la gara. Non c’è questo tipo di preoccupazione. La pressione nasce nel momento in cui ti poni un obiettivo, dicendo “voglio finire in meno di 3,5 ore”. Finire la corsa in più di 3,5 ore, per quanto sia un notevole traguardo, porterà con sé un po’ di delusione.
Che consiglio dareste a una giovane azienda alla ricerca di investimenti?
Possiamo solo parlare per esperienza, e considerando che la storia di Qonto in fatto di fundraising è fino ad oggi positiva, non ci sentiamo di consigliare ad altri imprenditori di procedere diversamente rispetto a come abbiamo fatto noi.
Prima di tutto, è utile avere a bordo sin dal primo giorno investitori che conoscano bene il tuo settore. Non si tratta infatti solo di raccogliere denaro, ma piuttosto di raccogliere quello che noi chiamiamo "denaro intelligente". Siamo stati fortunati a poter contare su investitori professionali e istituzionali, durante il nostro viaggio. Grazie al loro know-how, e alla profonda conoscenza del nostro settore, hanno saputo consigliarci su questioni strategiche di fondamentale importanza: come strutturare un team, come farlo crescere, in quali mercati espandersi geograficamente, come impostare un’efficace timeline di fundraising, quando pianificare ogni round.
Una volta assicurati gli investimenti, devi sapere come spenderli. Si deve crescere velocemente, infatti, ma non troppo: bruciare troppi soldi, troppo rapidamente, potrebbe allarmare i tuoi investitori. Investire troppo poco, o troppo lentamente, ti farebbe crescere troppo lentamente e anche questo potrebbe destare preoccupazione. In questi casi, gli investitori possono aiutarti a tracciare la giusta traiettoria e il loro intuito si rivela spesso un prezioso alleato.
Ecco perché è utile avere a bordo investitori professionali e competenti, sin dai primi giorni.
Infine, potete descrivere con 3 parole come vi sentite in questo momento?
Scopri in questo articolo come progettiamo di investire queste risorse nei prossimi anni.