In questa articolo, cercherò di descrivere e ricapitolare le imposte e i contributi che i freelance devono pagare, esaminando le distinzioni tra vari regimi fiscali e dandoti alcuni consigli sulla gestione strategica della Partita IVA nel contesto della pianificazione fiscale.
La differenza fra imposte e contributi
Prima di tutto, facciamo un po' di chiarezza tra cosa si intende per tasse e cosa si intende per contributi.
Comprendere la differenza fra queste due espressioni è importante: le imposte sono quelle somme che versiamo allo Stato e che vengono utilizzate per finanziare la spesa pubblica, come ad esempio la spesa per la sanità, per l’istruzione, ecc.
I contributi previdenziali, invece, sono i versamenti effettuati all’ente previdenziale per garantire al freelance un sostegno economico in situazioni specifiche come ad esempio una malattia, la maternità, la disoccupazione o la pensione. I freelance versano i propri contributi previdenziali all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS).
Le imposte: scelte e calcoli
Nel momento in cui hai deciso di aprire la Partita IVA, sicuramente ti sarai trovato a dover scegliere il regime fiscale con cui avviare la tua attività.
In base al regime fiscale che hai adottato, che rappresenta un insieme di regole e procedure seguite dal commercialista per calcolare il reddito e le imposte, potresti trovarti a dover corrispondere l'IRPEF o l'imposta sostitutiva.
IRPEF
L'IRPEF è l'imposta applicata nel regime ordinario e si calcola utilizzando delle aliquote progressive per scaglioni di reddito.
Cosa significa? Significa che esistono più percentuali e a ognuna corrisponde una soglia di reddito; più il reddito aumenta, più l’aliquota aumenta e di conseguenza sale anche l'imposta da versare. Il reddito su cui viene calcolata l’IRPEF è calcolato togliendo ai compensi incassati, i costi inerenti pagati nell’anno.
Imposta sostitutiva
L'imposta sostitutiva si applica a coloro che aderiscono al regime agevolato, noto come regime forfettario.
Essa è caratterizzata da un'aliquota fissa del 15%, che può essere ridotta al 5% nei primi 5 anni secondo determinate condizioni.
Ad esempio, molti freelance adottano un coefficiente del 78%, questo significa che, se nel 2023 hai percepito compensi per 10.000€, l’imposta sostituiva verrà calcolata sul 78% di 10.000€.
La scelta del regime fiscale, dunque, è decisiva per calcolare e conoscere quante tasse pagano i freelance, ed è una scelta che dipende dalla tipologia di attività e dalla situazione fiscale personale. In molte situazioni, il regime agevolato forfettario risulta conveniente poiché la tassazione è ridotta.
Tuttavia, potrebbe non essere vantaggioso per chi avvia un'attività con notevoli spese iniziali, quali ad esempio costi legati alla realizzazione di un sito web o spese relative ad investimenti pubblicitari necessari per promuovere i propri servizi.
Contributi previdenziali
I contributi previdenziali sono quelle somme di denaro versate a un ente di previdenza, che può essere pubblico (come, ad esempio, l'INPS) oppure privato; sono enti esclusivi per chi è iscritto a determinati albi o ordini professionali, come medici e ingegneri.
I contributi previdenziali, come anticipato prima, consentono ai freelance di accedere a un sostegno economico in caso di eventi specifici, come ad esempio una malattia, la maternità, la disoccupazione o la pensione.
I freelance che non appartengono a un albo professionale e che quindi non dispongono di una cassa previdenziale privata specifica per la propria attività, come ad esempio graphic designer, fotografi, videomaker, copywriter o web writer, devono versare i contributi previdenziali presso la Gestione Separata, che è amministrata dall'INPS.
In questa tipologia di gestione, i freelance non pagano una quota fissa e minima di contributi previdenziali all’anno, ma chi rientra in questa categoria paga una percentuale del 26,23% (per l'anno 2023) sul reddito incassato nel corso dell'anno.
Gestione Partita IVA: un approccio strategico alla pianificazione fiscale
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