Da Porta Palazzo allo store online: la storia di Latuta

Se innovare significa guardare prima di tutto al futuro, non è solo quella la direzione verso cui tendere. Dal passato, che ha posto le basi per il nostro presente, si possono (e spesso si devono) preservare alcuni fondamentali elementi, che diventano il motore con cui proiettarci verso un futuro ancora più solido e ricco di opportunità.

Di questo, e non solo, abbiamo parlato con Claudio Fasciola, General manager di Latuta, storico negozio torinese specializzato in abbigliamento da lavoro e partner dell’edizione 2023 di PowerUp!

Un’attività di famiglia, attiva dal 1933, che Claudio è pronto ad accompagnare alla sua versione 2.0. In che modo? Lasciamo che sia lui a raccontarcelo.

Ho trascorso la mia infanzia giocando tra gli scaffali del negozio. Poi in terza liceo, a causa del mio primo debito scolastico, ho passato l’estate a mettere a posto le scarpe antinfortunistiche in magazzino e fare consegne in motorino.

È così che è nata la mia passione per l’azienda di famiglia: entrando in contatto con l’impegno e la dedizione dei miei genitori. Ed è così che ho capito cosa avrei voluto fare da grande: portare avanti il progetto della mia famiglia e contribuire anch’io alla crescita di Latuta, attraverso il mio lavoro e le mie competenze.

Ho studiato Ingegneria della produzione industriale e innovazione tecnologica al Politecnico di Torino, poi la specialistica in Bocconi, e questo mi ha permesso di entrare subito in contatto con il mondo dell’innovazione e delle startup. A Londra ho lavorato per 3 anni in una venture di Rocket Internet, che è stata sicuramente una nave scuola importante, e ogni giorno prendevo appunti su come avrei potuto trasformare il business di famiglia e soprattutto annotavo tutte le cose che non avrei dovuto fare.

Infatti, gestire, ampliare e far crescere una realtà che è presente sul mercato da 90 anni e genera da sempre profitti è molto diverso che partire da zero e potersi permettere un “churn mensile”.

L’innovazione e il voler essere non convenzionali fanno parte della storia della nostra azienda e della nostra famiglia. 

La prima grande innovatrice è stata mia nonna, che è voluta passare da una bancarella al mercato, dove ovviamente i prezzi venivano trattati in base a quanto pensavi potesse spendere il tuo cliente, a un negozio con una vetrina (sotto la stessa galleria dove siamo ancora oggi con la nostra sede storica) e i prezzi fissi.

I miei genitori hanno ampliato il mercato di riferimento, includendo B2C e B2B e allargando la gamma di fornitori per garantire un’offerta in grado di vestire ogni lavoratore. Ma le loro skill digitali, ovviamente, erano decisamente basse.

Io sono arrivato nel momento in cui la dimensione online non poteva più essere trascurata, quando il fatto di avere un e-commerce non rappresentava più di per sé un’innovazione ma quasi un servizio imprescindibile. Da qui e dalle esigenze dei nostri clienti è nata l’idea di ampliarsi anche con LatutaPlus, per andare a risolvere anche problemi di logistica legati al merchandising e offrire un servizio completo.

Mi piace raccontare che quando ho deciso di lasciare il lavoro a Londra per tornare a Torino mi sono presentato dai miei genitori con un business plan e un Pitch, proprio come se loro fossero degli investitori. Ho esposto loro le mie idee, le potenzialità che vedevo nel mercato e il mio piano per entrare nel digitale, prevedendo quanto avremmo dovuto investire in 5 anni e quanto saremmo potuti crescere.

Per fortuna ho avuto da subito carta bianca, i miei genitori hanno fortemente creduto nelle mie idee e mi hanno dato fiducia (con qualche paletto e qualche alzata di occhi al cielo, ammetto!).

Anche il COVID, paradossalmente, è stato utile per convincerli del valore del mercato digitale.

La pandemia infatti è iniziata poco dopo il lancio del sito, quando avevamo ancora pochissimi prodotti online ed eravamo solo in due a gestire l’e-commerce, con il punto vendita che nel frattempo è dovuto rimanere chiuso per 4 mesi. 

Siamo stati aiutati da un bando di SACE per l’export e abbiamo colto la palla al balzo per investire in modo più veloce sull’internazionalizzazione.

La Spagna rimane un mercato ancora relativamente piccolo per noi, ma penso che la chiave nel lanciare un nuovo mercato senza potersi permettere da subito investimenti importanti sia prima di tutto poter contare su un team stellare. Noi, ad esempio, abbiamo la fortuna di avere una collega del team di Business Development che è bilingue italo spagnola: grazie a lei, siamo riusciti a tradurre e gestire le richieste di preventivo dalla Spagna fin dal primo momento.

Senza ovviamente rallentare la crescita in Italia.

Penso che la strada non sia solo digitale ma ormai sia fondamentale optare per una presenza phygital.

Non servono più negozi enormi (il nostro flagship store di Torino si sviluppa su più di 500 metri) ma piccoli spazi in zone strategiche e in città strategiche, supportati da un team di back office centralizzato (marketing, sales, Customer Care, finance, buyer e operations) e un sito e-commerce multi-lingua che aiuti a scalare.

Ed è proprio da qui che stiamo partendo: abbiamo appena firmato un contratto per un magazzino di quasi 1000 metri nel quale andremo a centralizzare tutte le nostre operations e nel quale metteremo tutti i macchinari per la personalizzazione. Tutto a supporto dell’e-commerce e del negozio di Torino, con l’idea di aprire il nostro secondo store nel 2024.

Sembra banale ma, prima di tutto, accertati di rispondere a un’esigenza reale del mercato.

Molte idee possono sembrarci incredibili e innovative ma poi non sono veramente quello di cui la gente ha bisogno. Intervista chiunque, parla della tua idea a chiunque, non avere paura, nessuno te la fregherà ma, piuttosto, tu avrai modo di capire se quel need esiste davvero.

Una volta validato il need, accertati che il tuo progetto sia economicamente sostenibile. Si parla tantissimo di sostenibilità climatica (giustamente!) ma pochissimo di sostenibilità finanziaria e invece quello di cui abbiamo bisogno è anche che le aziende siano economicamente sostenibili.

Questo, ovviamente, impatterà anche il tipo di servizio o prodotto che deciderai di offrire. Certo, chiunque vorrebbe tutto a casa propria consegnato in 5 minuti e non pagare nessun extra per il servizio. Ma se questo non è economicamente sostenibile per la tua azienda, ci sarà sempre qualcuno che a un certo punto ne pagherà il prezzo: l’ambiente, i lavoratori, gli investitori…

Una volta validati need e sostenibilità, costruisci un MVP, (secondo me in NoCode) e cerca di venderlo a più persone possibili. Anche se tutto non è perfettamente automatizzato o digitalizzato non importa: non stancarti mai di testare e raccogli più feedback che puoi.

Poi concentrati e sviluppa solo i feedback che possono soddisfare la maggior parte dei tuoi clienti (non cercare di accontentare tutti) e individua la nicchia di mercato scoperta che ti può far veramente crescere.

Non cercare di fare tutto di fretta e voler da subito crescere a tutti i costi con ritmi insostenibili.

Se la nicchia è giusta, il need esiste e il tuo prodotto è il migliore sul mercato potrà anche essere una maratona ma riuscirai sicuramente a creare una bella azienda.