thePeriod - media partner della seconda edizione di StrongHer, il business training di Qonto dedicato alle donne imprenditrici - è una startup media newsletter based che offre un'informazione da un punto di vista femminista, trattando ogni settimana temi di cronaca, attualità, politica e cultura.
Forte di una community di circa 18mila persone, thePeriod raggiunge con i propri contenuti social una audience di oltre 2 milioni di persone e si pone come obiettivo primario quello di ridurre il gender gap che affligge anche il mondo dell'informazione mainstream.
Abbiamo intervistato la founder, Corinna De Cesare, che ci ha raccontato quando e come è nata l'idea di fondare thePeriod, quanto è importante riuscire a cambiare prospettiva sull'informazione e cosa vuol dire fare business in Italia.
thePeriod: un punto a capo
thePeriod: un nuovo modo di fare informazione e un punto e a capo rispetto a che cosa?
Rispetto all’informazione mainstream. La copertura delle notizie, il giornalismo, la tv e l’intrattenimento sono più equilibrati e completi quando amplifichiamo la voce delle donne e di altre persone sotto-rappresentate.
Questo è l’obiettivo per noi: cambiare la narrazione sui social, in tv, nelle piattaforme di streaming e nei podcast ribaltando lo sguardo delle persone.
Troppo spesso sui giornali le donne sono rappresentate come mogli di, fidanzate di, figlie di - perdono persino il diritto al cognome oppure sono figlie delle stelle, madri della scienza, donne a caso. Oppure, pensiamo allo sport femminilevche continua a essere invisibilizzato e nonostante risultati eccellenti finisce per diventare - quando va bene - una articolo di 3 righe.
Senza contare il fatto che spesso i media diventano il megafono del potere.
Ecco, noi il potere lo mettiamo in discussione, insieme alle dinamiche razziste, classiste, sessiste dell’informazione che invece purtroppo continuano a essere assolutamente normalizzate.
Il mondo dell'editoria
Affermi che l’editoria è un settore governato dagli uomini per gli uomini: la tua è anche un’esperienza personale?
Più che altro sono i dati a parlare: le donne ricoprono solo il 24% dei ruoli editoriali senior nelle principali testate giornalistiche a livello globale e in Italia siamo messi pure peggio, basta contare le direttrici dei quotidiani, in un numero ancora prossimo allo zero.
La maggior parte dei ruoli apicali è affidata agli uomini e non è solo un tema di soffitto di cristallo: se a decidere cos’è una notizia, quando e come pubblicarla è sempre un uomo, toglieremo ai lettori la possibilità di avere un’informazione diversificata, con una pluralità di sguardi e prospettive.
Aumentare le donne al potere non basta ovviamente, perché poi molte di loro sono cresciute imparando a esercitare il potere alla maniera maschile. Bisogna proprio ribaltare il tavolo e costruire nuovi spazi, possibilmente femministi.
L’idea: come, quando e perché hai scelto di lanciare una startup media newsletter? E perché l’hai chiamata thePeriod?
Cambiare giornale o redazione non avrebbe cambiato assolutamente niente nella mia vita professionale perché ritengo che le dinamiche sessiste, gerarchiche e patriarcali siano le stesse ovunque.
Ancora oggi mi chiamano colleghe che si sfogano per l’ambiente in cui lavorano, ingoiano rospi, non crescono, non vengono mai promosse, non scrivono ma resistono, non si licenziano perché hanno paura. Ma io mi sono detta: ho una vita sola, cerco di sfruttarla portando avanti i miei valori e i miei ideali.
thePeriod quindi nasce per questo e il nome, che significa ciclo mestruale o punto e a capo, dà il senso della potenza disruptive che vogliamo portare nel mondo dell’informazione e dell’entertainment. La società l’ho costituita l’8 marzo 2024, mi è sembrata una data manifesto.
Biglietti alle amiche
Nel 2022 è uscito Biglietti alle amiche, una raccolta di articoli e contributi estratti da thePeriod nei tre anni precedenti. C’è una voce che ti è rimasta più impressa delle altre?
È come scegliere il figlio preferito: non c’è. Gli autori e le autrici che lavorano per noi sono tutte voci potenti, controcorrente, in grado di ribaltare lo sguardo.
Male gaze
Male gaze: cosa succederebbe se davvero smettessimo di pensare che le vite degli uomini rappresentano il percorso di tutto il genere umano?
Carla Lonzi scrive una cosa bellissima: prendendo coscienza dei condizionamenti culturali, di quelli che non sappiamo, non immaginiamo neppure di avere, potremmo scoprire qualcosa di essenziale, qualcosa che cambia tutto, il senso di noi, dei rapporti, della vita.
Parità di genere e femminismo
Che significato ha, per te, la parità di genere? E quanto fa paura, oggi, la parola femminismo?
Più del significato della parità di genere per me, parlerei del fatto che per tutti non ci sia ancora contezza del fatto che dobbiamo aspettare il 2154, secondo le previsioni, per vedere il gender gap colmato. Ecco, forse non è ancora chiaro che dobbiamo darci una mossa.
La parola femminismo fa tantissima paura, ma proprio per questo noi la rivendichiamo e su thePeriod diciamo spesso che c’è un solo tipo di giornalismo responsabile ed è proprio quello femminista.
Fare startup in Italia
Quanto è difficile oggi fare startup in Italia? Essere un’imprenditrice donna può penalizzarti?
Per me è una sfida enorme. Devo costantemente lavorare sul lato imprenditoriale e finanziario della società e tenere a bada invece il lato di me che scalcia, cioè la parte creativa e giornalistica.
Attualmente thePeriod ha due anime: una B2C e l’altra B2B. Al cuore delle persone arriviamo facilmente grazie al nostro tone of voice ironico e sarcastico. Ma con le aziende è più complicato, perché tanti temi fanno ancora paura.
In questi mesi ci hanno scelto molte società e gruppi a cui abbiamo fatto consulenza, formazione, advisory in ottica di comunicazione, creazione di contenuti, ESG e Diversity&Inclusion. Ma tante ancora non si rendono conto di quanto sia urgente lavorare per cambiare la cultura aziendale, favorire il benessere delle persone ed evitare errori reputazionali in grado di mettere a rischio tutto.
In Italia è difficile fare startup perché ognuno lavora in maniera molto egoriferita, non ci sono reti, connessioni strutturali, networking e quando ci sono spesso sono molto aleatorie, non in grado di incidere davvero sul business. Per noi donne è ancora più difficile perché ci scontriamo con un sistema molto androcentrico, gli investitori spesso sono uomini e vaglielo a spiegare che il femminismo è per tutti.