Un'informazione indipendente dedicata ai genitori, a cura degli specialisti dell'infanzia: casa editrice e media company, Uppa offre questo - ma anche molto altro.
Ne abbiamo parlato con il CEO Lorenzo Calia, con cui abbiamo discusso del valore della community, di come sia sempre più cruciale far coesistere dimensione digitale e dimensione cartacea, e di come il branded content sia uno strumento da utilizzare con le giuste proporzioni, nel rispetto dell'indipendenza dell'informazione.
Cliente Qonto soddisfatto, Lorenzo Calia ci ha raccontato come affidarsi alle soluzioni offerte da Qonto sia cruciale per semplificare ogni giorno l'operatività bancaria e avere più tempo ed energie da dedicare alla crescita del business.
La missione di Uppa
Uppa: ci racconti chi siete e che cosa fate?
Uppa è una media company nata nel 2001 da un gruppo di pediatri e si occupa di divulgazione sui temi della salute infantile. La nostra missione è l’empowerment genitoriale attraverso l'informazione scientifica.
Siamo un gruppo di lavoro multidisciplinare e tutti i nostri contenuti vengono scritti e validati scientificamente da esperti (pediatri, pedagogisti, psicologi, ostetriche e altre figure che lavorano con le famiglie).
La nostra community è composta da centinaia di migliaia di famiglie e da oltre 13.000 operatori diffusi su tutto il territorio nazionale. Oltre 20.000 famiglie sono abbonate alla nostra rivista (cartacea e digitale, che non contiene pubblicità) e quasi mezzo milione di utenti riceve la nostra newsletter, la più seguita in Italia su questo tema.
Dal 2016 siamo anche una casa editrice di libri con distribuzione nazionale e di recente abbiamo avviato una business unit che sviluppa contenuti branded per mettere in contatto alcune aziende selezionate con il nostro pubblico.
Infine, con alcuni clienti corporate, ci occupiamo di percorsi di sostegno alla genitorialità in azienda.
Il valore della community
Intorno a Uppa ruotano due community, una composta da genitori e una da specialisti dell’infanzia. Qual è il valore della community e come siete riusciti a costruirle?
Risponderò alla domanda dicendo che in realtà è stata la community a costruire Uppa!
Come anticipavo, Uppa è nata da un gruppo di pediatri che avevano individuato il bisogno di informazione dei genitori già nel 2001, quando il mondo dei media era molto diverso da oggi.
Nel tempo il progetto si è evoluto e partendo da una “semplice” rivista bimestrale è diventato un ecosistema fondato su tanti diversi touchpoint.
Ma nonostante questa evoluzione, il DNA di Uppa è rimasto lo stesso: una visione del mondo che considera le persone (e in particolare i bambini) come parte di un sistema complesso di relazioni e di interazioni.
Quando parliamo di salute quindi ci riferiamo non soltanto ai temi medici, ma anche a quelli dell’alimentazione, dell’educazione, del rapporto con gli altri e con l’ambiente.
È una visione del mondo il cui fondamento stesso è l’idea di sistema e di comunità, e per questo mi sento di dire che la community di Uppa si è sviluppata spontaneamente ed è il centro di tutto quello che facciamo.
Dimensione cartacea, digitale e fisica
Uppa unisce la dimensione cartacea a quella digitale a quella fisica, con l’evento in presenza in programma per la prossima estate dedicato ai professionisti. Quanto è difficile far coesistere queste dimensioni e perché è una scelta di successo?
Uppa nasce dalla carta, si è sviluppata molto grazie alle potenzialità del digitale e dall’anno prossimo sbarca nel mondo fisico attraverso il nostro evento #farealice25.
Il mondo della carta è francamente molto complesso principalmente per due ragioni.
La prima è che l’inflazione ha avuto un effetto molto significativo sui costi di carta e stampa (nell’ultimo triennio, ad esempio, il costo di stampa di una copia della nostra rivista è raddoppiato). La seconda è che la filiera editoriale, soprattutto quando si parla di libri, è sostanzialmente inefficiente, arrivando ad assorbire anche il 60% del prezzo di copertina di un libro.
Far coesistere tutte queste realtà non è semplice perché richiede molte competenze diverse all’interno del team e processi complessi, però è anche stimolante perché ci costringe a imparare e a confrontarci con nuove sfide quasi giornalmente.
Branded Content: istruzioni per l'uso
Branded Content: che valore ha in termini di business e come lo integrate nella strategia editoriale di Uppa?
Ad oggi i contenuti branded sono solo una piccola, piccolissima parte del business di Uppa: meno dell’1% degli articoli del nostro sito sono sponsorizzati e all’incirca il 6% del fatturato proviene da questo tipo di attività.
Non vogliamo diventare un’azienda che attira l’audience per venderla agli inserzionisti, per cui abbiamo delle policy molto chiare in merito al tipo di inserzionista che “accogliamo” sui nostri canali.
Proprio per non esporci a potenziali conflitti d’interesse rispetto ai contenuti informativi, non lavoriamo con aziende farmaceutiche né con produttori di babyfood: è il nostro patto di indipendenza con gli utenti e soprattutto con gli abbonati, che sono quelli che ci permettono di fare quello che facciamo dal 2001.
Credo che la collaborazione con altre aziende, in futuro, diventerà sempre più importante nella nostra strategia, non tanto in termini di branded content però, quanto piuttosto nel portare valore all'interno delle aziende, ad esempio progettando percorsi di sostegno alla genitorialità, cosa che abbiamo già fatto con alcuni player importanti e che vogliamo sviluppare ancora nel 2025.
Qonto a fianco di imprenditori e imprenditrici
Siete clienti Qonto: qual è la vostra esperienza?
Pochi anni fa ho trasferito i due conti di Uppa da un istituto a un altro perché non ne potevo più dell'esperienza utente assolutamente farraginosa della banca di cui eravamo clienti da oltre 15 anni. E parlo di uno dei principali istituti bancari europei.
La nuova banca era un po’ meglio, ma non ero soddisfatto al 100%, per cui ho continuato a cercare una banca che fosse all’altezza delle decine di altri tool che uso ogni giorno nella mia professione di imprenditore digitale, finché su consiglio di un amico anche lui imprenditore ho provato Qonto (unica banca che io sappia che offre un free trial!).
La mia esperienza con Qonto è semplicemente fantastica. E non lo dico per piaggeria, ma perché penso che Qonto sia una soluzione veramente brillante ad alcuni problemi che una PMI affronta ogni giorno.
Solo per fare qualche esempio: con Qonto ho potuto dare accesso in lettura alle nostre transazioni bancarie al nostro reparto amministrativo senza fare scartoffie in banca.
Basta inviare l’invito tramite email come succede con molte altre soluzioni SaaS.
Lo stesso vale per l’autenticazione: per accedere a Qonto uso il mio account Google, senza procedure macchinose che mi fanno perdere tempo ogni volta che devo accedere all’internet banking.
Credo che le "banche tradizionali” dovranno adeguarsi ai nuovi prodotti digital first come Qonto se non vogliono perdere la propria clientela e mi auguro che questo ricambio generazionale nel mondo delle imprese sia una spinta a innovare in un settore, quello bancario, dove ancora vediamo per lo più aziende grandi e elefantiache che non riescono a stare al passo con il cambiamento tecnologico.