Tempismo, equilibrio e persistenza: intuizioni e insight per supportare le startup a crescere e scalare dalla prima tappa del PowerUp! Roadshow a Torino
Sommario
I segreti per scalare secondo Casavo, Young Platform ed Epicode

Se scalare è il sogno di ogni startup, non esiste una formula magica per trasformare un progetto in una scaleup di successo.
Eppure esistono leve che ogni startupper dovrebbe conoscere - e manovrare - per permettere alla propria attività di crescere e di farlo in modo sostenibile nel tempo.
D’altronde ogni startup nasce e si muove in un contesto unico e peculiare e il raggiungimento della tanto agognata hyper growth è una tappa che, necessariamente, si adatta alle singole storie e alle differenti strategie di crescita.
Non c’è un solo modo per diventare unicorni, quindi. Né tempi prestabiliti.
Esistono però delle condizioni sine qua non: degli ingranaggi senza i quali il motore della crescita non può mettersi in moto o è destinato presto a spegnersi.
La prima tappa del PowerUp! Roadshow: Torino
La prima tappa del PowerUp! Roadshow: Torino
Di questo, e non solo, abbiamo parlato con Tobia De Angelis - Presidente di Epicode, Samuele Raimondo, CTO e co-founder di Young Platform e Fausto Maglia, CPO di Casavo nella prima tappa del PowerUp! Roadshow, a Torino.
Il primo di una serie di 4 appuntamenti con cui Qonto promuove in Italia PowerUp!, la call per startup nata per supportare l'ecosistema d’innovazione italiano.
Casavo, Young Platform e Epicode: tre storie di successo
Casavo, Young Platform e Epicode: tre storie di successo
Quelle di Epicode, Young Platform e Casavo sono storie di successo: scaleup innovative che hanno trovato il market fit e che hanno saputo sviluppare i propri servizi sulla base di un business model scalabile e ripetibile, che ha permesso loro di crescere e di raccogliere - rispettivamente - 10M€, 20.6M€ e 450M€.
Startup italiane che ce l’hanno fatta, quindi. Seguendo traiettorie uniche, combattendo sfide simili nella loro natura ma differenti nella loro soluzione, scontrandosi con realtà ugualmente difficili da cambiare ma pure ricche di opportunità.
E se la fortuna ha avuto un qualche ruolo nel decidere l’esito della partita, come sottolineano gli startupper forse per eccesso di modestia, sono in realtà altri i fattori che hanno determinato la rotta e che - stavolta - si assomigliano tutti.
A prescindere dal progetto, dal contesto e dai protagonisti.
Tempismo, equilibrio e persistenza
Tempismo, equilibrio e persistenza
Tempismo
Difficile dire se esistano scelte giuste e scelte sbagliate. Di certo esistono i momenti giusti e i momenti sbagliati per compiere determinate scelte.
In una sola parola: tempismo.
Essere i primi a partire (con un’idea, un progetto, un servizio) può essere motivo di grande soddisfazione ma se il mercato non è pronto a recepire il messaggio i risultati possono essere deludenti.
Allo stesso tempo, essere i primi a raccogliere una sfida del mercato (o, meglio ancora, a individuarla) e fornire per primi una soluzione è potenzialmente motivo di successo. A patto che il servizio che introduciamo sia pronto anche dal punto di vista della tecnologia e dell’usabilità.
Ascoltare il mercato e poi rispondere con una soluzione inadeguata, infatti, è controproducente oltre che dannoso. Un utente reso consapevole di una propria necessità, se non trova utile la soluzione che noi gli proponiamo potrebbe cercarla tra i nostri competitor. E se questi hanno saputo gestire meglio il tempismo, l’autogol potrebbe farci uscire velocemente dal campionato.
Flessibilità, quindi. Per adattarsi velocemente ai tempi dettati dal mercato e dalle tecnologie. Poi uno studio e un ascolto attenti della propria audience di riferimento, per essere sempre nel posto giusto al momento giusto (o per lo meno provarci!). Infine tanto coraggio, per riuscire ad aspettare o viceversa a buttarsi, a seconda delle circostanze.
Il nostro business è iniziato con piccola componente di tecnologia! All’inizio la priorità era validare il business model e in un business come il nostro non è facile generare il numero di transazioni necessario per farlo: e poi ci chiedevamo, ma se funziona a Milano, funzionerà anche altrove? Un passaggio non semplice. Solo in un secondo momento abbiamo potuto investire nel prodotto e nella tecnologia. Anche se in Casavo non ci sono ancora fonti di ricavo che derivano direttamente dalla tecnologia, la nostra sfida è rendere tecnologico quello che tecnologico non è, ossia la vendita e l'acquisto di una casa - Fausto Maglia, CPO di Casavo
Equilibrio
Difficilmente si tende ad associare le startup con il concetto di equilibrio.
Google, in fondo, è nato fra le pareti e la serranda di un garage di Menlo Park, dalle menti di due studenti di Stanford. E anche Amazon è nato in un garage di Seattle. Ci immaginiamo muri usati come lavagne pieni di post-it, brain storming notturni, cantine trasformate in magazzini provvisori. Il tipico caos demiurgico, insomma. E quel dinamismo che si addice agli organismi appena nati, quell'entusiasmo che fa da carburante ai progetti nella loro fase iniziale.
In effetti è probabile che molte startup nascano così, o che assomiglino a questo modello.
Ma a tendere è all’equilibrio che devono puntare. E non stiamo parlando di burning rate, ovviamente, né di flusso di cassa. Ma del funzionamento stesso delle startup, per quanto riguarda il loro tendere all’innovazione e la loro capacità di fare tesoro dell’esperienza acquisita (o acquisibile).
Mai, in una startup, saranno pronunciate le fatidiche parole “abbiamo sempre fatto così”, questo è certo. Ma è importante che all’entusiasmo e al dinamismo tipici di questo tipo di realtà faccia scudo una solida e matura esperienza - da usare come traccia, come guida, come parametro con cui confrontarsi e da cui, perché no, anche dissociarsi.
Uscendo dalla metafora, mai sottovalutare l’importanza di un advisory board. Anzi, il consiglio è proprio quello di rendere la presenza di un pool di advisor una costante del proprio percorso di crescita. Non dimenticando mai, tuttavia, di filtrare anche questo tipo di contributi alla luce del contesto specifico della propria realtà e del mercato di riferimento.
Quando abbiamo fondato Young Platform avevamo in mano un prodotto semi-funzionante ma eravamo alla nostra prima e unica esperienza di business. Per questo abbiamo deciso di inserirci in un incubatore e affidarci a un pool di advisor. Quella che si è venuta a creare è stata una formula perfetta: persone giovanissime con poca esperienza ma con moltissima grinta insieme a persone che avevano già battuto la testa contro determinati problemi e che quindi erano in grado di avere una visione più definita e strategica. Un tira e molla fra esperienza e voglia di spaccare il mondo! - Samuele Raimondo, CTO e co-founder di Young Platform
Persistenza
Niente frasi motivazionali: parlare di persistenza quando ci si riferisce alla crescita di una startup ha un significato molto più profondo, strutturale e strategico.
Significa, infatti, non solo credere profondamente nel proprio progetto ed essere pronti ad accettare sconfitte e compromessi per realizzarlo. Accogliere l’errore come opportunità di crescita e scontrarsi con la realtà che, per sua natura, è spesso restia al cambiamento.
Persistenza vuol dire anche e soprattutto avere la determinazione e la pazienza per concedere al proprio progetto il tempo di svilupparsi e strutturarsi. Accettare che nel 90% dei casi la via più lunga e tortuosa sia anche quella giusta e che ciò significhi dedicare la stessa cura a ogni fase del progetto.
Significa investire tempo e risorse nell’elaborazione di una strategia di medio e lungo termine, senza aspettarsi di vederne subito i frutti.
Un esempio pratico: inutile investire massicciamente in tecnologia e prodotto se il business model non è ancora validato.
Persistenza come sinonimo di determinazione e pazienza, quindi. Che in fondo sono proprio i presupposti di un buon tempismo e della ricerca di un equilibrio efficace.
Il segreto del successo? 96% fortuna e persistenza. E poi: parlare con gli utenti. E non cercare di occupare le giornate con qualche cosa da fare, alla ricerca quotidiana di un elemento di progresso. Quello che si deve evitare è l’effetto tapis-roulant: correre, sudare ma in realtà stare fermi. Sere domandarsi se si sta facendo la cosa giusta e prediligere la sequenzialità. Meno cose ma più in fila. Con pazienza e persistenza - Tobia De Angelis - Presidente di Epicode
A CURA DI
Costanza è una copywriter con oltre 10 anni di esperienza. In Qonto ha un obiettivo ambizioso: semplificare concretamente la vita degli imprenditori e delle imprenditrici attraverso contenuti chiari, immediati ed esaustivi.
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