A tu per tu con Danila De Stefano, CEO e Founder di Unobravo

Leadership e imprenditoria femminile in Italia: quando, per crescere, è fondamentale ignorare il rumore di fondo

Di terapia, oggi, si parla con più facilità.

Pur non essendo ancora del tutto decaduto lo stigma che pesa sull’idea di rivolgersi a uno psicoterapeuta, ancora non universalmente assimilata a un normale atto per la cura di sé, sono meno i tabù che ruotano intorno a questo tema.

Ciò è dovuto anche a un nuovo modo di fare psicoterapia, personalizzato e 100% online, introdotto e reso possibile in Italia dalla piattaforma Unobravo, la scaleup da oltre 60.0000 pazienti e più di 2.300 terapeuti nata nel 2019 dall’idea della CEO Danila De Stefano proprio con l’idea di abbattere il pregiudizio sui temi di salute mentale e creare un mondo, anche attraverso l'uso dei social, in cui andare dallo psicologo sia considerato normale.

Nel 2021 Danila De Stefano è stata inserita tra gli Under 30 di Forbes Italia, e la scaleup ha recentemente chiuso un round da 17 milioni di euro con il fondo d’investimento americano Insight Partners, puntando così all’internazionalizzazione.

Un’anticipazione? Il potere di chi ce la fa sono (anche) la curiosità e il coraggio di uscire dagli schemi.

• Imprenditoria femminile: pensi che in Italia, per le donne, la strada sia più ripida e i gradini da percorrere siano più alti?

Sicuramente. La strada per le donne in Italia è più ripida e questo vale non solo quando si parla di imprenditoria ma del mondo del lavoro in generale.

Nel mio caso, tra le difficoltà maggiori, quella di non lasciarmi scoraggiare dal rumore di fondo: quelle voci che dicevano (talvolta direttamente) di stare attenta, di non rischiare, di essere conservativa. È una vera e propria lotta contro un mindset culturale ed è stato un elemento ricorrente negli ultimi 3 anni della mia vita professionale.

Per questo, quando mi chiedono un consiglio, il mio è sempre un approccio ottimista: non bisogna lasciarsi scoraggiare. 

• Parliamo di Unobravo: una delle particolarità di questa startup, oggi scaleup, è quella di aver aspettato di essere un po’ più matura prima di chiudere il suo primo round di investimento. Quali sono state le ragioni di questa scelta?

Ho sempre guardato, insieme al mio team, alla sostenibilità economica del business.

Siamo stati una startup, oggi scaleup, che non si è mai basata sugli investimenti esterni per essere sostenibile. L’investimento è stato finalizzato, 3 anni dopo la nostra nascita, ad assicurarci supporto per una fase 2 che sta intraprendendo l’azienda, ossia l’internazionalizzazione. 

Con Insight Partners, il fondo americano che ha investito in Unobravo 17 milioni di euro, stiamo proprio andando proprio in questa direzione. È un passo che non abbiamo fatto prima perché siamo riusciti a portare la startup al break-even point molto presto e a diventare economicamente sostenibili.

• Che consiglio daresti a donne che oggi vogliono aprire la propria startup o lanciare il proprio business?

Questo è un tema che mi sta molto a cuore.

Prima di tutto consiglierei di credere nel proprio progetto e nella propria idea. Poi di circondarsi di persone in gamba, che possono davvero fare la differenza. Non aver paura di dover imparare da zero alcune cose, è del tutto normale. Poi fidarsi del proprio istinto e, come dicevo prima, non farsi scoraggiare. Non adattarsi per forza all’idea che il famoso “posto fisso” è la migliore soluzione per noi.

Un mio caro amico imprenditore una volta mi ha detto: “Ci insegnano tanto a cercare qualcuno che ci assuma, ma non ci insegnano che potremmo essere noi ad assumere gli altri perché creiamo un’impresa”.

Farlo è possibile: i miei genitori non sono imprenditori, io sono una psicologa. Servono intuizione, capacità e coraggio.