Rimborso chilometrico: di cosa si tratta?
Le trasferte lavorative implicano necessariamente il pagamento dei costi relativi ai mezzi di trasporto. Ad esempio, quando si tratta restituire le spese anticipate relative a mezzi pubblici come autobus, aereo, metro, treno, l’azienda può rimborsare il lavoratore dipendente in modo semplice. In questo caso - per calcolare l’importo da restituire - il dipendente deve solo fornire i giustificativi delle sue spese, come gli scontrini o le ricevute dei biglietti. Talvolta capita anche che l’azienda metta a disposizione propri veicoli ad uso promiscuo per tutti i dipendenti che effettuano frequentemente viaggi lavorativi.
Più complicato e ricco di clausole è, invece, il processo per calcolare e fare un rimborso spese di trasferterealizzate dal dipendente con la sua vettura personale. Questa situazione si presenta quando l’impresa non dispone di veicoli aziendali e la meta della trasferta non è raggiungibile con i mezzi di trasporto pubblici. In questo caso il lavoratore dipendente ha diritto ad un rimborso chilometrico che risarcisca i costi sostenuti. A differenza di un rimborso analitico (a piè di lista) o di un rimborso forfettario, questa tipologia di rimborsi implica numerose condizioni e norme che meritano di essere accuratamente analizzate.
Rimborso chilometrico: tutto ciò che c'è da sapere
Il rimborso chilometrico è, dunque, un indennizzo giornaliero diverso da una più generica indennità di trasferta. È concesso da un’azienda ad unlavoratore dipendente che utilizza un proprio veicolo per effettuare una trasferta lavorativa all’interno del territorio comunale in cui si trova l’azienda o fuori da quest’ultimo. Un dettaglio imprescindibile alla base del rimborso chilometrico è, quindi, la proprietà del mezzo di trasporto.
A dover essere presi in considerazione ai fini dell’ottenimento di un rimborso chilometrico sono numerosi aspetti:
- la proprietà del mezzo di trasporto;
- il tipo di carburante usato;
- i km percorsi;
- la normativa;
- la tassazione e la deducibilità;
- la tipologia del veicolo;
- il comune nel quale è realizzata la trasferta.
Rimborso chilometrico dipendenti: quali documenti sono necessari?
Occorre precisare che, sia in caso di spostamento nel territorio comunale che nel caso di una trasferta al di fuori del territorio comunale, l’azienda non deve fornire alcuna autorizzazione preventiva. Al contrario, è indispensabile che il lavoratore conservi tutta la documentazione per dimostrare i costi sostenuti e desumere l’importo del rimborso. Non è infatti possibile richiedere il rimborso chilometrico di spese non documentate.
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Come vedremo più avanti, questo tipo di calcolo è semplificato dalla presenza delle tabelle ACI - un servizio tramite il quale calcolare le tariffe chilometriche necessarie alla realizzazione di una trasferta lavorativa. D’altronde, al di là della valutazione della documentazione fornita, può essere complicato per il datore di lavoro capire l’importo esatto anticipato da un dipendente che utilizza un proprio veicolo o noleggia un mezzo di trasporto.
Calcolo del rimborso chilometrico: come avviene?
Sono due le tipologie di spese che rientrano nel rimborso chilometrico: le spese proporzionali e quelle non proporzionali. Se le prime aumentano con l’aumentare del tempo di utilizzo del mezzo di trasporto - come la benzina o il gasolio - le spese non proporzionali sono tutti quei costi sostenuti sporadicamente e che hanno tariffe fisse (come i pedaggi autostradali).
Il ruolo della tabelle ACI
Le tabelle ACI consentono di calcolare velocemente i costi necessari per realizzare un viaggio lavorativo con un determinato veicolo. Le ultime tabelle sono consultabili sul supplemento ordinario n.57 della Gazzetta Ufficiale pubblicata dall’Agenzia delle Entrate. Il datore di lavoro può in questo modo scegliere se fare personalmente i calcoli o se servirsi del software messo a disposizione per quantificare in modo esatto l’importo dovuto al lavoratore dipendente.
I valori proposti da queste tabelle sono costantemente aggiornati e sono calcolati dall’ACI tenendo conto delle tariffe del carburante (benzina, gasolio e metano) comunicate dal Ministero dello Sviluppo Economico e delle diverse tipologie di veicoli.
Ovviamente, per poter utilizzare il servizio messo a disposizione insieme alle tabelle ACI, è indispensabile inserire correttamente tutti i dati relativi alle spese di viaggio. Per questo è importante che il lavoratore fornisca una corretta e adeguata documentazione. Bastano pochi minuti per poter usufruire del software, ma è indispensabile registrarsi al sito dell’ACI. Le tabelle ACI sono un’ottima soluzione per poter capire rapidamente e in modo semplice la somma di denaro da dover restituire sotto forma di rimborso chilometrico ai propri dipendenti.
Rimborso chilometrico: deducibilità e tassazione
Per capire se l’importo del rimborso chilometrico è oggetto di tassazione, è fondamentale tener conto del luogo nel quale è stata effettuata la trasferta.
- Trasferta all’interno dello stesso comune in cui si trova l’azienda: in questo caso i rimborsi chilometrici concorrono a formare il reddito del lavoratore. Per questo non sono deducibili ma, al contrario, devono essere tassati.
- Trasferta lavorativa al di fuori del comune nel quale il dipendente lavora abitualmente: l’importo del rimborso chilometrico è deducibile, ovverosia è esente da tassazione.
- Meta della trasferta raggiunta dal lavoratore dipendente partendo dalla sua abitazione: in questo caso, se la distanzatra la destinazione e la casa del lavoratore è maggiore rispetto alla distanza tra meta e sede di lavoro, il rimborso concorre a formare il reddito ed è quindi tassato.
Deducibilità? Alcuni dettagli in più!
Per poter ottenere la deducibilità sull’importo del rimborso, il lavoratore dipendente deve assicurarsi che il proprio veicolo non superi:
- i 17 cavalli fiscali, qualora sia a benzina;
- i 20 cavalli fiscali, qualora si trattasse di un veicolodiesel.