Educazione finanziaria in Italia: a che punto siamo?

Ottobre è stato il Mese dell'Educazione Finanziaria, l'iniziativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha l’obiettivo di educare, sensibilizzare e democratizzare il know-how sulla gestione finanziaria e sul risparmio individuale dei singoli cittadini.

Il tema dell'edizione 2022 è stato “Costruisci oggi quello che conta per il tuo futuro”, con il duplice obiettivo di educare i cittadini sulle buone pratiche di risparmio, assicurazione e investimento in ottica previdenziale e di aumentare la consapevolezza sulle opportunità offerte dagli strumenti finanziari tramite eventi, conferenze e webinar online e in tutta Italia.

Ma qual è lo stato dell’educazione finanziaria in Italia? Quanto sono interessati gli italiani alle tematiche finanziarie e dove si informano?

Ne parliamo in questo articolo. 

In sostanza, si tratta del livello di conoscenza e dimestichezza che le persone hanno con la conoscenza, l’utilizzo e la gestione degli strumenti finanziari, dalle azioni e le obbligazioni, ai conti corrente e i titoli di stato, fino al risparmio quotidiano.

In Italia, il livello di educazione finanziaria è sempre stato storicamente più basso rispetto alla media dei paesi dell’OCSE: nel 2020, il nostro paese occupava il 25esimo posto su 26 per quanto riguarda le conoscenze in ambito economico e finanziario da parte della popolazione.

Tuttavia, le cose stanno cambiando rapidamente e per il meglio: nel 2022, la quota degli italiani che si dice abbastanza o molto interessata ai temi economici è passata all’82% dal 76% del 2021, mentre secondo il rapporto Edufin 2022 la percentuale di persone che dichiara di conoscere il Comitato Edufin è cresciuta dall’8,5% a 12,1% e il Mese dell'Educazione Finanziaria dal 12% a 18,9%.

L’interesse è inoltre più elevato tra i giovani (età 18-34) e i giovanissimi (età 18-25), frutto probabilmente anche del lavoro di educazione e sensibilizzazione fatto nelle scuole, soprattutto durante il Mese dell’Educazione Finanziaria.

La conoscenza resta comunque scarsa, con il 34% degli intervistati che dichiara di avere un livello di comprensione basso della materia, ma si pone l’obiettivo di migliorare. 

Nel 2022, secondo la ricerca Pictet, l’interesse per la finanza è aumentato in modo significativo, con il 35% degli intervistati che afferma di essere molto interessato (era il 27% nel 2021): la crescita più forte è stata registrata tra il 70% dei non investitori (+20% rispetto allo scorso anno), il 72% degli studenti over 18 (+21%) e il 53% degli studenti delle scuole medie.

Il livello di interesse verso l’educazione finanziaria, tuttavia, varia in base a diversi fattori, tra cui l’età, il livello di istruzione, il genere e l’obiettivo di investimento.

Dalla stessa ricerca, è emerso che gli uomini (49%) sono mediamente più interessati delle donne (40%) all'educazione finanziaria mentre oltre il 51% dei boomer afferma di essere abbastanza interessato alle tematiche finanziarie, rispetto al 40%, 39% e 37% rispettivamente della Generazione X, Y e Z.

La conoscenza e la comprensione dei concetti di economia e finanza, inoltre, cambia in base al titolo di studio degli intervistati.

Come benchmark di valutazione, il rapporto Edufin indica la conoscenza di tre concetti basilari di finanza, i cosiddetti big three: il tasso di interesse semplice, il tasso di interesse composto e la relazione rischio-rendimento.

Anche se solo il 30% degli italiani dichiara di conoscere questi concetti, la percentuale varia notevolmente a seconda del livello di educazione: nello specifico, sono padroneggiati da circa il 50% dei laureati, dal 45% dei diplomati e da circa il 35% di coloro che hanno solo la licenza media inferiore.

I dati, pur facendo ben sperare, continuano a confrontarsi con la realtà che vede 1 italiano su 4 definire i concetti di economia e finanza come “materie complesse”, o “difficili da comprendere” secondo il 27% degli intervistati.

Il principale ostacolo, indicato dal 30% delle persone, rimane la mancanza di contenuti o referenti adatti, oppure l’eccessiva banalità o complessità dei contenuti disponibili (10% degli intervistati).

Un altro dato interessante emerge dal livello di fiducia degli intervistati nei confronti delle figure di riferimento per la condivisione e l’educazione in ambito finanziario: appena il 20% si fida di banche e assicurazioni, mentre la percentuale si attesta al 31% nei confronti delle istituzioni e cresce fino al 39% in amici e parenti. La fiducia è ancora più bassa nei confronti dei blog indipendenti (9%) e degli influencer (17%), ma è interessante sottolineare che più giovani (oltre il 20%) si fidano di queste fonti di informazione.

In questo contesto, chi dovrebbe quindi occuparsi di promuovere un’educazione finanziaria accessibile e imparziale? Sul podio, troviamo Bankitalia-Consob (25% degli intervistati), Stato (23%) e docenti universitari e delle scuole superiori (15%).

Infine, per quanto riguarda il principale canale di informazione finanziaria, stampa e televisione stanno perdendo centralità (25%, rispetto al 32% dell’anno scorso) nei confronti di social network (33%, dal 27% dell’anno scorso) e webinar (22%, dal 19% dell’anno scorso).

Ed è proprio questo l’obiettivo del Mese dell’Educazione Finanziaria: costruire giorno dopo giorno un paese più attento, perspicace e attivo, che ha tutte le carte in regola per diventare il motore propulsore della rinascita economica europea, trainato da un ecosistema italiano di startup in grande crescita e dalle nuove realtà innovative (come quelle che abbiamo conosciuto durante la Pitch Night di PowerUp!) che investono per plasmare un futuro più digitale del nostro paese.